Il ritorno delle carte in Vaticano

Il ritorno dell'Archivio a Roma nel 2020

Nel novembre del 2020 le carte di Luciani - 64 faldoni che comprendono scritti autografi, quaderni, agende, corrispondenza, materiale a stampa, per un ampio arco di tempo dal 1929 al 28 settembre 1978 - sono state trasferite da Venezia a Roma  e nel dicembre dello stesso anno sono state collocate presso la sede della Fondazione Vaticana Giovanni Paolo I in via della Conciliazione.

L'archivio privato di Albino Luciani costituisce il ‘patrimonio’ della Fondazione ed è di fondamentale importanza per la realizzazione del progetto dell’opera omnia.

 

Il Patriarca di Venezia Francesco Moraglia ha accompagnato il ritorno alla Santa Sede dell’Archivio privato di Albino Luciani con questa nota:

«Uno dei primi atti di attività della Fondazione Vaticana Giovanni Paolo I ha interessato Venezia ed è consistito nel recupero e nel “ritorno” a Roma dell’archivio personale del Santo Padre, già Patriarca, Albino Luciani.
Tale documentazione, fino ad ora, era custodita nella sede dell’Archivio storico diocesano che, comunque, ne manterrà una copia, a testimonianza e a beneficio del nostro Patriarcato.

A Venezia, come in tante parti del Nordest, il ricordo di Albino Luciani è vivo e ben presente nel cuore di molti. Risalta tuttora la fisionomia spirituale di questo figlio della terra veneta che fu, per oltre otto anni, Patriarca di Venezia e poi Sommo Pontefice della Chiesa cattolica restando, però, sempre un mite e coraggioso lavoratore della vigna del Signore. 
Uomo obbediente a Dio e al Suo progetto, fu chiamato a compiti ardui in tempi difficili, complicati e turbolenti - in campo ecclesiale e sociale - come la stessa storia attesta in modo chiaro.
Per Albino Luciani, anche quando divenne Giovanni Paolo I, la priorità e l’attenzione andarono all’annunzio del Vangelo senza mai lasciarlo in “seconda battuta” o bana-izzandolo, stando sempre con essenzialità dinanzi al mondo senza temerlo e senza scendere a compromessi, servendo una comunità ecclesiale talora ferita, altre volte fragile, e senza cedere alla tentazione di conquistarsi facile notorietà ma caricandosi sempre della sua personale responsabilità e sofferenza. 
Per questo la sua figura, esile fisicamente e soprattutto per così breve tempo “concessa” alla Chiesa universale (come spesso si è detto «magis ostentus quam datus»), continua a diffondere una nostalgia di santità, umiltà e vera autenticità.

Auguro che la Fondazione intraprenda sempre più l’opera di diffusione del suo patrimonio religioso e culturale affinché si possa conoscere meglio la bella “sorpresa” che Dio ha voluto riservare, un giorno, alla sua Chiesa e al mondo ponendo Albino Luciani sulla cattedra di Pietro».

 

 

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Novembre 2020. Venezia. Le casse in partenza dall'Archivio storico del Patriarcato
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Dicembre 2020. Roma. Arrivo delle casse nella sede della Fondazione
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64 faldoni dell'Archivio privato Albino Luciani