“Il paese è lontano, sperduto, d’inverno la neve cade abbondante e vi resta per mesi isolandolo in una lunga solitudine che aggrava le asprezze del vivere quotidiano. Questa situazione favorisce però il rapporto umano, la solidarietà tra gli abitanti, educa alla forza del carattere; la bellezza dei boschi incombenti e il silenzio delle rigide notti spingono all’interiorità, allo sviluppo di una personalità che ha il pudore dei sentimenti, il senso rigoroso del dovere, la tenacia dell’impegno, e rifugge le manifestazioni chiassose.
Albino Luciani in molte espressioni della sua vita successiva apparirà veramente figlio tipico del suo paese di montagna: la sua vita è profondamente segnata dal clima che vi respirò nella famiglia e nella comunità: la sua indole raccolta e schiva, aliena da ogni forma di esibizionismo, la sua amabilità unita a un rigore e una energia interiore indomabili lo testimoniano. Luciani ritornò sempre volentieri in montagna, quasi per riaccostarsi alle sorgenti della sua vita”.
F.S. Pancheri, Un papa inedito, in A. Cattabiani (a cura), Il magistero di Albino Luciani, Scritti e discorsi, Edizioni Messaggero, Padova 1979, p. 16