domenica 8 maggio 2022
Leggendo le sue carte e le sue agende si scopre come nulla fosse lasciato all’improvvisazione pur puntando sempre a un linguaggio semplice e chiaro per tutti
Il pensiero di Luciani negli appunti privati
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Nell’annus mirabilis di papa Giovanni Paolo I - Albino Luciani (1912-1978), in vista della sua beatificazione il prossimo 4 settembre in San Pietro, la Fondazione vaticana Giovanni Paolo I promuove una Giornata di studi interamente dedicata al suo magistero dal titolo: «I sei “vogliamo”. Il magistero di Giovanni Paolo I alla luce delle carte d’archivio». L’evento si svolgerà in collaborazione con il dipartimento di teologia dogmatica della Pontificia Università Gregoriana, venerdì 13 maggio presso l’aula magna della Pontificia Università Gregoriana. Alla luce della documentazione dell’archivio privato Albino Luciani, il Convegno di studi – coordinato dalla vice-presidente della Fondazione Stefania Falasca e introdotto dal cardinale Pietro Parolin – intende percorrere e approfondire le linee maestre del magistero di Giovanni Paolo I, a partire dai sei “vogliamo” del messaggio Urbi et orbi pronunciato da papa Luciani l’indomani della sua elezione, il 27 agosto 1978, e declinati in programma di pontificato: continuare nell’eredità del Concilio Vaticano II, mantenere intatta la disciplina della Chiesa, ricordare che il primo dovere è l’evangelizzazione, continuare lo sforzo ecumenico intrapreso dalla Chiesa, proseguire l’azione pastorale sulla linea dell’Ecclesiam Suam scritta da papa Paolo VI, favorire iniziative che possano tutelare la pace nel mondo. Nell’ambito del convegno ospitato dalla Pontificia Università Gregoriana sarà presentato il volume dei testi e documenti del pontificato a cura della Fondazione vaticana Giovanni Paolo I edito da Lev ed Editrice San Paolo.

«Q. [Quella] vecchietta cieca…», «Ia = la fede…». Così gli appunti autografi di papa Luciani nell’agenda personale a pagina 283 e nel foglio 8 manoscritto del block notes usati durante i trentaquattro giorni del suo pontificato. Si riferiscono ai versi vernacolari della poesia La Guida di Trilussa per l’originale ouverture dell’udienza generale di mercoledì 13 settembre 1978 a introduzione del colloquio sulla virtù teologale della fede, a cui seguono lo schema e una più dettagliata minuta dell’udienza. E seppure fino a quel momento, mai un Papa aveva iniziato un’udienza generale con i versi di un poeta dialettale, La Guida non era tuttavia una novità per Luciani.

Variamente ripresa negli scritti a partire dal 1959, aveva già costituito l’incipit di una sua conferenza ai laureati cattolici nel 1960, poi nuovamente ripresa ad incipit nella lettera immaginaria indirizzata al poeta romanesco in Illustrissimi nel 1976. Nel block notes e nell’agenda personale del pontificato – una comune agenda in similpelle blu contrassegnata dalla sigla «AL», già utilizzata a Venezia nel corso del 1978 e usata come quaderno di lavoro – si trovano così le tracce degli interventi e i rimandi alle citazioni di tutte e quattro le udienze sulle tre virtù teologali, fede, speranza e carità, precedute dall’udienza sull’umiltà, gli schemi preparatori destinati a due incontri con i fedeli, l’udienza al clero di Roma, tutte le minute dei pronunciati prima degli Angelus domenicali.

L’inizio dell’utilizzo da Pontefice è segnato semplicemente dalla dicitura “Roma” e la data in calce “3-9-78”. Sono le pagine 275-292, secondo il numero di foliazione attribuito nel corso dell’inventariazione del Fondo archivistico di Albino Luciani, il suo “bagaglio” personale – Fondo che abbraccia una vita: dal 1929 fino al 27 settembre 1978, giorno precedente la morte – inventariato e acquisito patrimonio dalla Fondazione vaticana Giovanni Paolo I. Una fonte privilegiata per studiare il farsi di un pensiero, misura fondamentale per indagare quella “officina del testo” così cara ad una delle più intense stagioni delle discipline filologiche: il farsi cioè di un pensiero e di un tema e le sue oscillazioni, nelle riprese e nelle molteplici varianti della sua stesura, dove le dinamiche del costruirsi progressivo del testo offrono le chiavi più autentiche della sua interpretazione.

Perché nulla, da Albino Luciani, è mai lasciato all’improvvisazione. Come rilevato dallo stesso Giovanni Paolo I nel suo block notes del pontificato: - «Discorsi: Catechesi leggerli recitarli + correggere bozze - catechesi p. 14 droit de la verité? p. 38», che è attestazione esplicita di un metodo operativo seguito nell’elaborazione degli interventi non solo nel corso del pontificato. Si tratta qui in sostanza di prendere atto in modo diretto della genesi del magistero di Giovanni Paolo I. Punta di un iceberg di una solida formazione teologica maturata nel solco del Concilio Vaticano II e di una geniale sintesi di sacro e profano e di nova et vetera. Quanto basta per rovesciare un cliché di elementarità, troppo spesso impresso nell’immaginario dipinto della figura di Luciani, che ha funestato l’emergere e il riconoscimento della caratura e della consistenza magisteriale di Giovanni Paolo I.

Quella che aveva ben individuato il filosofo amico di Paolo VI all’indomani della sua elezione al Soglio, il quale, sulle pagine di Le Figarodel 28 agosto agosto 1978 rilevava: “Ascoltando in piazza San Pietro il primo Angelus di Giovanni Paolo I, ho ritrovato l’arte dell’omelia, della quale i Padri greci dicevano che è l’arte di conversare semplicemente con gli uomini”. Perché è proprio dalla solida formazione teologica che sgorga anche la caratteristica peculiare del suo magistero così suadente e attrattivo: quella di aver adottato un linguaggio semplice. Il sermo humilis di papa Luciani si fonda infatti sulla scelta teologica canonizzata da sant’Agostino nel De predestinatione sanctorum nel quale il padre della Chiesa afferma che la verità deve essere posta con delicatezza, perché si deve adeguare sia alla natura stessa della verità, sia tanto più alle possibilità di ricezione dell’uditore perché questi la possa ricevere. Da qui l’uso di un linguaggio che è comprensivo del mondo e degli uomini ed è con essi dialogante e comprensibile, affinché il messaggio della salvezza possa giungere a tutti. Giovanni Paolo I è stato il primo Pontefice ad aver costantemente adottato nei suoi interventi uno stile colloquiale.

La specificità del suo peculiare sermo humilis, nel corpus degli interventi e dei documenti del pontificato, le caratteristiche peculiari del suo linguaggio conversevole e le numerose discordanze riscontrate tra diverse versioni scritte dei suoi interventi hanno pertanto reso doveroso quello che non si era mai fatto: l’indagine filologica e la trascrizione letterale dalle registrazioni di tutto il suo magistero. Con l’introduzione di Carlo Ossola, viene così ora dato alle stampe per la prima volta il corpus completo dei testi e documenti di Giovanni Paolo I nel corso dei trentaquattro giorni del suo pontificato, con la sinossi degli interventi scritti e pronunciati e le trascrizioni degli appunti autografi che ne costituiscono la genesi.

È da questo lavoro fondamentale, sulla base delle carte, che si può così parlare davvero di una riflessione teologica, pastorale, storica, ecumenica, ecclesiale del suo magistero nel solco tracciato dal Concilio Vaticano II e di un’attualità del messaggio che lo affratella oggi al suo Successore. È a questo servizio che ha voluto apporre la prefazione papa Francesco.

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